Ho ricevuto da parte di un collega queste righe:

“Io e mia moglie siamo entrambi medici…Io e tutti i Colleghi, con figli in età scolare (i nostri hanno 9 e 4 anni), ci sentiamo…completamente abbandonati a noi stessi da questa decisione…che ci toglie la possibilità di lavorare con maggior tranquillità e serenità.
Da ormai un anno lavoriamo in Covid, da un anno non possiamo assentarci dal lavoro per non mettere in difficoltà i colleghi, ma ora siamo stanchi”.

L’Ordine dei Medici del Verbano Cusio Ossola ascolta questo “grido” e si fa tramite e strumento dei colleghi che rappresenta denunciando la grave situazione venutasi a creare tra le giornate del 4 e 7 Marzo, quando contemporaneamente si profilava la chiusura delle scuole in relazione alla nuova e crescente ondata pandemica e la decisione, dapprima favorevole e poi completamente ribaltata, di mantenere la didattica in presenza per i figli del personale sanitario impiegato nella gestione della crisi, oltre che per gli studenti fragili o in necessità di utilizzare laboratori. La sequenza dei fatti ha contribuito a creare false attese in una categoria sfiancata da un anno di sacrifici personali e familiari e ulteriori complicazioni nella gestione delle proprie famiglie.

Pur condividendo la necessità di introdurre misure di contenimento della diffusione radicali, considerata l’ondata pandemica in rapida evoluzione, non si può non essere d’accordo che in un momento come questo scelte semplici da adottare ma allo stesso tempo risolutive, avrebbero la valenza di suggellare quel patto sociale di reciprocità nei confronti dei lavoratori della salute.

Tanto si è chiesto e tanto si continua a chiedere agli operatori sanitari per gestire picchi epidemici, recuperi delle prestazioni, blocchi e ripartenze continue, si chiede giustamente di garantire le vaccinazioni in modo rapido e massiccio, si chiede insomma di esserci al di là delle forze e del tempo.

E allora noi chiediamo alle istituzioni pubbliche di essere al nostro fianco, aiutandoci a fare il nostro lavoro per il bene di tutti; di esserci, sostenendo scelte che possono, con poco, fare la differenza.